Risposta art. La Repubblica del 26-07-1989

Link all’articolo presso il sito di “La Repubblica”
ARTICOLO ORIGINALE:
La Repubblica – 26 luglio 1989 —   pagina 14   – sezione: CRONACA
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/07/26/storia-di-rifiuti-tossici-miliardi-supertruffe.html
STORIA DI RIFIUTI TOSSICI MILIARDI E SUPERTRUFFE
MILANO. Come diventare ricchi e famosi comprando rifiuti tossici dalle aziende e non smaltendoli, ma trasformandoli in un improbabile petrolio marca Rossi. E’ una storia molto attuale, una storia fatta di immondizia, di miliardi e di una grande abilità nello sfruttare l’ ondata ecologica. Per anni Andrea Rossi, 39 anni, padrone della Petrol Dragon, inventore, autore di un libro su come estrarre benzina o gasolio dai rifiuti, ha fatto fortuna. Diceva che era in grado di tirare fuori petrolio dai rifiuti, che era un perseguitato delle grandi aziende petrolifere, un incompreso. Ma ieri mattina le Fiamme gialle di Monza con la collaborazione dei gruppi di Bergamo e Legnano, coordinate dal comando della terza Legione, hanno sigillato l’ impianto di smaltimento di rifiuti di Caponago della Petrol Dragon, l’ azienda leader di Rossi e altri sei depositi di rifiuti industriali a Lacchiarella, Airuno, Piossasco, Acquanegra, Dresano e Zanica. Per l’ inventore del petrolio Rossi il pretore di Monza Ambrogio Moccia ha emesso una comunicazione giudiziaria per smaltimento continuato di rifiuti tossici e nocivi e rifiuti speciali senza autorizzazione. Dicono alla Guardia di Finanza: Le nostre indagini hanno consentito di stabilire che il cosiddetto petrolio che proveniva da Caponago non ha mai avuto collocazione sul mercato. Fatte le analisi è risultato che la sostanza è un miscuglio di rifiuti tossici non trattati contenenti solventi chimici altamente dannosi e con accentuata presenza di cloro e acido solforico. Insomma una vera e propria bomba altamente pericolosa. Ma sembra che ci sia di più. In almeno uno dei depositi sarebbero state trovate tracce di diossina, il pericolosissimo veleno della tragedia di Seveso. Sempre la Guardia di Finanza parla di una attività che avrebbe potuto potenzialmente costituire un serio pericolo per le popolazioni delle zone vicine ai depositi. Il meccanismo, denunciato nel marzo dal consigliere regionale Emilio Molinari, oggi dei Verdi arcobaleno, era semplice. Rossi e una serie di ditte a lui legate ritiravano dalle aziende rifiuti tossici e per questo venivano pagati intorno alle 400 lire al chilogrammo. Ufficialmente poi iniziavano le operazioni di trasformazione dei rifiuti in idrocarburi (condizione necessaria per permettere lo stoccaggio), ma non c’ era nessuna ripulitura e ai riciclatori restava in tasca una consistente fetta delle 400 lire. Si calcola che in questi anni Rossi abbia incassato almeno 16 miliardi. La Guardia di Finanza aveva già messo l’ inventore sotto le sue cure all’ inizio del 1989, ma le indagini hanno avuto una accelerata alla fine di giugno quando sono state individuate una serie di ditte che smaltivano rifiuti tossico-nocivi attraverso società ritenute di comodo. Seguendo questa pista il magistrato e i finanzieri hanno ritenuto di mettere sotto sequestro i depositi del Rossi e di inviare comunicazione giudiziaria, oltre che all’ inventore del petrolio fatto con i rifiuti ad altre quattro persone: Giovanni Madonnini amministratore unico della Procom Fertil Srl, Mario Ruzza, amministratore della Autoservizi industriali, e di due precedenti amministratori della Procom Fertil e della Ambrosiana Italfert.GUIDO PASSALACQUA
MILANO. Come diventare ricchi e famosi comprando rifiuti tossici dalle aziende e non smaltendoli, ma trasformandoli in un improbabile petrolio marca Rossi. E’ una storia molto attuale, una storia fatta di immondizia, di miliardi e di una grande abilità nello sfruttare l’ ondata ecologica. Per anni Andrea Rossi, 39 anni, padrone della Petrol Dragon, inventore, autore di un libro su come estrarre benzina o gasolio dai rifiuti, ha fatto fortuna. Diceva che era in grado di tirare fuori petrolio dai rifiuti, che era un perseguitato delle grandi aziende petrolifere, un incompreso. Ma ieri mattina le Fiamme gialle di Monza con la collaborazione dei gruppi di Bergamo e Legnano, coordinate dal comando della terza Legione, hanno sigillato l’ impianto di smaltimento di rifiuti di Caponago della Petrol Dragon, l’ azienda leader di Rossi e altri sei depositi di rifiuti industriali a Lacchiarella, Airuno, Piossasco, Acquanegra, Dresano e Zanica. Per l’ inventore del petrolio Rossi il pretore di Monza Ambrogio Moccia ha emesso una comunicazione giudiziaria per smaltimento continuato di rifiuti tossici e nocivi e rifiuti speciali senza autorizzazione. Dicono alla Guardia di Finanza: Le nostre indagini hanno consentito di stabilire che il cosiddetto petrolio che proveniva da Caponago non ha mai avuto collocazione sul mercato. Fatte le analisi è risultato che la sostanza è un miscuglio di rifiuti tossici non trattati contenenti solventi chimici altamente dannosi e con accentuata presenza di cloro e acido solforico. Insomma una vera e propria bomba altamente pericolosa. Ma sembra che ci sia di più. In almeno uno dei depositi sarebbero state trovate tracce di diossina, il pericolosissimo veleno della tragedia di Seveso. Sempre la Guardia di Finanza parla di una attività che avrebbe potuto potenzialmente costituire un serio pericolo per le popolazioni delle zone vicine ai depositi. Il meccanismo, denunciato nel marzo dal consigliere regionale Emilio Molinari, oggi dei Verdi arcobaleno, era semplice. Rossi e una serie di ditte a lui legate ritiravano dalle aziende rifiuti tossici e per questo venivano pagati intorno alle 400 lire al chilogrammo. Ufficialmente poi iniziavano le operazioni di trasformazione dei rifiuti in idrocarburi (condizione necessaria per permettere lo stoccaggio), ma non c’ era nessuna ripulitura e ai riciclatori restava in tasca una consistente fetta delle 400 lire. Si calcola che in questi anni Rossi abbia incassato almeno 16 miliardi. La Guardia di Finanza aveva già messo l’ inventore sotto le sue cure all’ inizio del 1989, ma le indagini hanno avuto una accelerata alla fine di giugno quando sono state individuate una serie di ditte che smaltivano rifiuti tossico-nocivi attraverso società ritenute di comodo. Seguendo questa pista il magistrato e i finanzieri hanno ritenuto di mettere sotto sequestro i depositi del Rossi e di inviare comunicazione giudiziaria, oltre che all’ inventore del petrolio fatto con i rifiuti ad altre quattro persone: Giovanni Madonnini amministratore unico della Procom Fertil Srl, Mario Ruzza, amministratore della Autoservizi industriali, e di due precedenti amministratori della Procom Fertil e della Ambrosiana Italfert.
GUIDO PASSALACQUA
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RISPOSTA DI ANDREA ROSSI:
COMMENTO ALL’ARTICOLO DE “LA REPUBBLICA” DEL 26 LUGLIO 1989
In risposta a questo articolo, basti dire che dopo 8 mesi di sequestro, ed a seguito delle indagini, dei rilievi e delle analisi, gli impianti sono stati dissequestrati e la Petroldragon ha continuato a svolgere regolarmente il proprio lavoro; il tutto poi sotto il costante controllo della Guardia di Finanza dal momento che sul materiale prodotto doveva essere pagata l’Imposta di Fabbricazione e dal momento che tutti i movimenti e le analisi carico/scarico dei prodotti in entrata ed in uscita, dovevano essere annotati sui registri della Finanza; tutte le analisi venivano costantemente effettuate all’interno dei laboratori della Dogana.
Palesemente di parte è il tono dell’articolo, dove tutto viene raccontato con una connotazione della vicenda tra il catastrofico ed il delinquenziale, mentre saranno nulli, a conti fatti, i risultati concreti di quanto raccontato con tanto senso di condanna. Rossi infatti è, in questo momento,  ancora a piede libero ed ha ancora la possibilità di difendersi, cosa che non avrà più successivamente, quando, proprio per impedirgli ogni possibilità di reazione, viene imprigionato e reso incapace di agire.
Un dato interessantissimo che spicca dall’articolo di giornale, è la citazione del prezzo di mercato per il ritiro dei rifiuti, valutato intorno alle 400 lire per chilogrammo; i bonificatori, che in un futuro piuttosto vicino verranno incaricati di ritirare e smaltire gli stessi rifiuti, faranno pagare alla Regione il quadruplo di questa cifra, ed a tale assurda richiesta di esborso, non verrà posto alcuna opposizione …. lascio immaginare al lettore quale potesse essere il motivo di tale apparentemente inspiegabile spreco di soldi pubblici…
In definitiva in questo articolo della Repubblica vengono illustrate, con tono volutamente allarmistico, solo notizie che il reale svolgersi dei successivi fatti dimostrerà essere non vere. Al sequestro seguirà in pochi mesi il completo dissequestro, e questo sarebbe stato impossibile se quanto esposto nell’articolo fosse stato, anche solo in piccola parte, vero.
ANDREA ROSSI

Link all’articolo presso il sito di “La Repubblica”

ARTICOLO ORIGINALE:

La Repubblica – 26 luglio 1989 —   pagina 14   – sezione: CRONACA

STORIA DI RIFIUTI TOSSICI MILIARDI E SUPERTRUFFE

MILANO. Come diventare ricchi e famosi comprando rifiuti tossici dalle aziende e non smaltendoli, ma trasformandoli in un improbabile petrolio marca Rossi. E’ una storia molto attuale, una storia fatta di immondizia, di miliardi e di una grande abilità nello sfruttare l’ ondata ecologica. Per anni Andrea Rossi, 39 anni, padrone della Petrol Dragon, inventore, autore di un libro su come estrarre benzina o gasolio dai rifiuti, ha fatto fortuna. Diceva che era in grado di tirare fuori petrolio dai rifiuti, che era un perseguitato delle grandi aziende petrolifere, un incompreso. Ma ieri mattina le Fiamme gialle di Monza con la collaborazione dei gruppi di Bergamo e Legnano, coordinate dal comando della terza Legione, hanno sigillato l’ impianto di smaltimento di rifiuti di Caponago della Petrol Dragon, l’ azienda leader di Rossi e altri sei depositi di rifiuti industriali a Lacchiarella, Airuno, Piossasco, Acquanegra, Dresano e Zanica. Per l’ inventore del petrolio Rossi il pretore di Monza Ambrogio Moccia ha emesso una comunicazione giudiziaria per smaltimento continuato di rifiuti tossici e nocivi e rifiuti speciali senza autorizzazione. Dicono alla Guardia di Finanza: Le nostre indagini hanno consentito di stabilire che il cosiddetto petrolio che proveniva da Caponago non ha mai avuto collocazione sul mercato. Fatte le analisi è risultato che la sostanza è un miscuglio di rifiuti tossici non trattati contenenti solventi chimici altamente dannosi e con accentuata presenza di cloro e acido solforico. Insomma una vera e propria bomba altamente pericolosa. Ma sembra che ci sia di più. In almeno uno dei depositi sarebbero state trovate tracce di diossina, il pericolosissimo veleno della tragedia di Seveso. Sempre la Guardia di Finanza parla di una attività che avrebbe potuto potenzialmente costituire un serio pericolo per le popolazioni delle zone vicine ai depositi. Il meccanismo, denunciato nel marzo dal consigliere regionale Emilio Molinari, oggi dei Verdi arcobaleno, era semplice. Rossi e una serie di ditte a lui legate ritiravano dalle aziende rifiuti tossici e per questo venivano pagati intorno alle 400 lire al chilogrammo. Ufficialmente poi iniziavano le operazioni di trasformazione dei rifiuti in idrocarburi (condizione necessaria per permettere lo stoccaggio), ma non c’ era nessuna ripulitura e ai riciclatori restava in tasca una consistente fetta delle 400 lire. Si calcola che in questi anni Rossi abbia incassato almeno 16 miliardi. La Guardia di Finanza aveva già messo l’ inventore sotto le sue cure all’ inizio del 1989, ma le indagini hanno avuto una accelerata alla fine di giugno quando sono state individuate una serie di ditte che smaltivano rifiuti tossico-nocivi attraverso società ritenute di comodo. Seguendo questa pista il magistrato e i finanzieri hanno ritenuto di mettere sotto sequestro i depositi del Rossi e di inviare comunicazione giudiziaria, oltre che all’ inventore del petrolio fatto con i rifiuti ad altre quattro persone: Giovanni Madonnini amministratore unico della Procom Fertil Srl, Mario Ruzza, amministratore della Autoservizi industriali, e di due precedenti amministratori della Procom Fertil e della Ambrosiana Italfert.GUIDO PASSALACQUA

MILANO. Come diventare ricchi e famosi comprando rifiuti tossici dalle aziende e non smaltendoli, ma trasformandoli in un improbabile petrolio marca Rossi. E’ una storia molto attuale, una storia fatta di immondizia, di miliardi e di una grande abilità nello sfruttare l’ ondata ecologica. Per anni Andrea Rossi, 39 anni, padrone della Petrol Dragon, inventore, autore di un libro su come estrarre benzina o gasolio dai rifiuti, ha fatto fortuna. Diceva che era in grado di tirare fuori petrolio dai rifiuti, che era un perseguitato delle grandi aziende petrolifere, un incompreso. Ma ieri mattina le Fiamme gialle di Monza con la collaborazione dei gruppi di Bergamo e Legnano, coordinate dal comando della terza Legione, hanno sigillato l’ impianto di smaltimento di rifiuti di Caponago della Petrol Dragon, l’ azienda leader di Rossi e altri sei depositi di rifiuti industriali a Lacchiarella, Airuno, Piossasco, Acquanegra, Dresano e Zanica. Per l’ inventore del petrolio Rossi il pretore di Monza Ambrogio Moccia ha emesso una comunicazione giudiziaria per smaltimento continuato di rifiuti tossici e nocivi e rifiuti speciali senza autorizzazione. Dicono alla Guardia di Finanza: Le nostre indagini hanno consentito di stabilire che il cosiddetto petrolio che proveniva da Caponago non ha mai avuto collocazione sul mercato. Fatte le analisi è risultato che la sostanza è un miscuglio di rifiuti tossici non trattati contenenti solventi chimici altamente dannosi e con accentuata presenza di cloro e acido solforico. Insomma una vera e propria bomba altamente pericolosa. Ma sembra che ci sia di più. In almeno uno dei depositi sarebbero state trovate tracce di diossina, il pericolosissimo veleno della tragedia di Seveso. Sempre la Guardia di Finanza parla di una attività che avrebbe potuto potenzialmente costituire un serio pericolo per le popolazioni delle zone vicine ai depositi. Il meccanismo, denunciato nel marzo dal consigliere regionale Emilio Molinari, oggi dei Verdi arcobaleno, era semplice. Rossi e una serie di ditte a lui legate ritiravano dalle aziende rifiuti tossici e per questo venivano pagati intorno alle 400 lire al chilogrammo. Ufficialmente poi iniziavano le operazioni di trasformazione dei rifiuti in idrocarburi (condizione necessaria per permettere lo stoccaggio), ma non c’ era nessuna ripulitura e ai riciclatori restava in tasca una consistente fetta delle 400 lire. Si calcola che in questi anni Rossi abbia incassato almeno 16 miliardi. La Guardia di Finanza aveva già messo l’ inventore sotto le sue cure all’ inizio del 1989, ma le indagini hanno avuto una accelerata alla fine di giugno quando sono state individuate una serie di ditte che smaltivano rifiuti tossico-nocivi attraverso società ritenute di comodo. Seguendo questa pista il magistrato e i finanzieri hanno ritenuto di mettere sotto sequestro i depositi del Rossi e di inviare comunicazione giudiziaria, oltre che all’ inventore del petrolio fatto con i rifiuti ad altre quattro persone: Giovanni Madonnini amministratore unico della Procom Fertil Srl, Mario Ruzza, amministratore della Autoservizi industriali, e di due precedenti amministratori della Procom Fertil e della Ambrosiana Italfert.

GUIDO PASSALACQUA

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RISPOSTA DI ANDREA ROSSI:

COMMENTO ALL’ARTICOLO DE “LA REPUBBLICA” DEL 26 LUGLIO 1989

In risposta a questo articolo, basti dire che dopo 8 mesi di sequestro, ed a seguito delle indagini, dei rilievi e delle analisi, gli impianti sono stati dissequestrati e la Petroldragon ha continuato a svolgere regolarmente il proprio lavoro; il tutto poi sotto il costante controllo della Guardia di Finanza dal momento che sul materiale prodotto doveva essere pagata l’Imposta di Fabbricazione e dal momento che tutti i movimenti e le analisi carico/scarico dei prodotti in entrata ed in uscita, dovevano essere annotati sui registri della Finanza; tutte le analisi venivano costantemente effettuate all’interno dei laboratori della Dogana.

Palesemente di parte è il tono dell’articolo, dove tutto viene raccontato con una connotazione della vicenda tra il catastrofico ed il delinquenziale, mentre saranno nulli, a conti fatti, i risultati concreti di quanto raccontato con tanto senso di condanna. Rossi infatti è, in questo momento,  ancora a piede libero ed ha ancora la possibilità di difendersi, cosa che non avrà più successivamente, quando, proprio per impedirgli ogni possibilità di reazione, viene imprigionato e reso incapace di agire.

Un dato interessantissimo che spicca dall’articolo di giornale, è la citazione del prezzo di mercato per il ritiro dei rifiuti, valutato intorno alle 400 lire per chilogrammo; i bonificatori, che in un futuro piuttosto vicino verranno incaricati di ritirare e smaltire gli stessi rifiuti, faranno pagare alla Regione il quadruplo di questa cifra, ed a tale assurda richiesta di esborso, non verrà posto alcuna opposizione …. lascio immaginare al lettore quale potesse essere il motivo di tale apparentemente inspiegabile spreco di soldi pubblici…

In definitiva in questo articolo della Repubblica vengono illustrate, con tono volutamente allarmistico, solo notizie che il reale svolgersi dei successivi fatti dimostrerà essere non vere. Al sequestro seguirà in pochi mesi il completo dissequestro, e questo sarebbe stato impossibile se quanto esposto nell’articolo fosse stato, anche solo in piccola parte, vero.

ANDREA ROSSI