Archive for Gennaio, 2011

La rinascita

Nel dicembre 1996 Andrea Rossi, senza una lira in tasca, emigra negli USA dove viene da subito assunto in una società specializzata in impianti che ricavano energia da biomasse, la Bio Development Corporation, di Bedford, nel New Hampshire.
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Immette in questa società i suoi precedenti brevetti e dopo pochi mesi viene nominato Chief Scientist.
La Bio Development ha rapporti professionali con il DOE (Department Of Energy) americano circa la ricerca di nuove fonti energetiche (Energy Act); inizia così la collaborazione di Andrea Rossi con il DOE relativamente a questo tema. Il contributo di Rossi è rilevante: vengono depositati a suo nome numerosi nuovi brevetti in USA nel campo della produzione di energia da fonti non fossili.
La tecnologia per la produzione del Biodiesel comincia ad avvalersi enormemente delle tecnologie sviluppate dall’Ingegnere durante la sua attività negli stabilimenti di Omar e Petroldragon ed ancora oggi molti impianti funzionanti a biomasse funzionano grazie ai procedimenti derivanti dalle tecnologie Petroldragon-Omar.
Nel 2000 l’Ing. Andrea Rossi realizza un importante impianto per la produzione di carbone da scarti di legno a Chicago, ma mentre sta per cominciarne la costruzione, si trova a dover fronteggiare l’ennesima difficoltà postagli dallo Stato Italiano: in uno dei viaggi di ritorno in Italia dagli Stati Uniti, all’arrivo all’aeroporto di Roma gli viene notificato un mandato di cattura a seguito della bancarotta della Omar. L’arresto è immediato. Solo dopo una lunga battaglia processuale l’Ing.Rossi verrà liberato.
Durante questo periodo di “permanenza forzata” in Italia, l’Ing. Andrea Rossi sviluppa in madrepatria la tecnologia di produzione di energia elettrica dalle biomasse elaborata negli USA.
Mantiene comunque i rapporti professionali con gli Stati Uniti, e comincia a collaborare con LTI (Leonardo Technology Incorporated), azienda che fornisce tecnologie ed impianti al DOE (Department of Energy) ed al DOD (Department of Defence) in materia di produzione di energia da fonti rinnovabili.
Nel 2009 Rossi torna definitivamente negli USA, per dirigere lo sviluppo di una nuova fonte di energia, brevettata dal Rossi, per la quale negli USA è stato definito lo status di priorità.

Nel dicembre del 1996, Andrea Rossi, senza una lira in tasca, emigra negli USA dove viene da subito assunto in una società specializzata in impianti che ricavano energia da biomasse, la Bio Development Corporation, di Bedford nel New Hampshire.

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(7. Gennaio 2011)

La capitolazione – fine di un sogno

Dopo quanto è successo, tutto è chiuso e sotto sequestro; le banche non solo si rifiutano, come è facilmente intuibile, di concedere qualsiasi forma di credito a favore delle aziende, ma chiedono anche il rientro immediato di tutti i crediti erogati nel tempo.
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I crediti concessi nel corso degli anni dalle banche sono serviti a finanziare le ricerche, gli esperimenti, la costruzione dei macchinari e degli impianti e sono, come facilmente calcolabile visto lo sviluppo esponenziale dell’attività lavorativa e della relativa ed inevitabile esigenza di fondi per finanziare tale espansione, di notevole entità.
La garanzia che l’Ing.Rossi ha portato alle banche fin dall’inizio, è costituita dal grande valore del capitale personale e da quello della propria famiglia, valutato, nell’insieme, in circa 50 miliardi di lire; tutte le proprietà messe a garanzia vengono espropriate e gestite dai curatori fallimentari.
La tragedia finanziaria colpisce, a cascata, tutte le aziende del Gruppo.
E’ la bancarotta!
L’Ing. Rossi verrà fuori da questa situazione completamente spogliato di ogni proprietà e privo di ogni fonte di sostentamento; nella pratica, rimarrà letteralmente senza una lira.
Comincia contestualmente la “mangiatoia” delle bonifiche: viene dato incarico ad aziende esterne il compito di valutare l’eventuale danno ambientale e di valutare il lavoro necessario ad eseguire le bonifiche.
Vengono censite migliaia di tonnellate di materiale, tra prodotti già raffinati e materie prime che Omar e Petroldragon avrebbero lavorato e commerciato con profitto, per le quali viene imposto uno smaltimento presso enti preposti allo scopo. Lo smaltimento viene appaltato nel giro di pochi giorni, cosa estremamente strana, date le lungaggini che generalmente contraddistinguono tali “affidamenti di lavori”; altra cosa estremamente strana, riguarda i costi di questi smaltimenti: la Omar e la Petroldragon pagavano, negli anni 90, per smaltire i rifiuti derivanti dalla propria lavorazione presso impianti di smaltimento regolarmente autorizzati, cifre attorno alle 400 lire per Kg; il costo raggiunto per gli smaltimenti degli stessi identici rifiuti, ovvero degli stessi che anche Omar e Petroldragon smaltivano, delle materie prime stoccate presso gli impianti e dei prodotti finiti, per i quali era stata comunque imposto lo smaltimento, nonostante la loro possibile commercializzazione, raggiunge cifre inaudite ed assolutamente fuori mercato, cifre con un valore medio di 1500 lire/kg.
Ognuno tragga le proprie deduzioni circa questa anomala differenza di prezzi tra quello che è la consuetudine e quello che è accaduto in questo specifico caso.
I tempi per l’assegnazione dei fondi necessari al pagamento di queste costosissime bonifiche, è anch’esso piuttosto anomalo, essendo tali fondi messi a disposizione nel giro di qualche giorno, dove in genere, anche a parità di “emergenza ecologica”, occorrono anni: evidentemente il piano di finanziamento necessario al recupero dei fondi necessari allo smaltimento, era già stato preparato da tempo, probabilmente da prima ancora dello svolgersi degli eventi che avevano portato l’Ing.Rossi in prigione. Anche su questo aspetto, ognuno tragga le deduzioni che preferisce.
Ancora ribadiamo la stranezza della concomitanza temporale tra la chiusura dell’attività di Andrea Rossi e l’inizio del traffico dei rifiuti da parte della camorra.
Tutto quanto precedentemente esposto, è stato ampiamente documentato e dimostrato nel corso dei processi a carico dell’Ing. Rossi.
Andrea Rossi subirà 56 processi che lo impegneranno per 17 anni e che lo costringeranno, vista la totale mancanza di beni ed averi (precedentemente stimata in circa 50 miliardi di lire), causa la bancarotta delle aziende, a riempirsi di debiti che tutt’oggi sta ancora pagando.
Di questi 56 processi, tutti quelli per i quali è stato incarcerato finiranno con un’assoluzione; di tutti i processi per motivazioni fiscali, derivati dalle bancarotte causate dalla chiusura della Omar e della Petroldragon, 5 finiscono con una condanna, che giustificherà i periodi di carcerazione preventiva sofferta per le accuse che hanno generato gli arresti. Tutti gli altri finiscono con assoluzioni e prescrizioni. Gli stessi clienti di Omar e Petroldragon, anche quelli che hanno subito sequestri e citazioni per danni per aver avuto rapporti professionali con le aziende di Rossi, testimoniano nei processi a favore dell’Ingegnere.
Tutta l’attività industriale, nonostante le assoluzioni e la dimostrazione della veridicità di quanto promesso dai metodi di produzione delle aziende, è comunque ormai inesorabilmente compromessa e nulla può essere più fatto per risanare la situazione.

Dopo quanto è successo, tutto è chiuso e sotto sequestro; le banche non solo si rifiutano, come è facilmente intuibile, di concedere qualsiasi forma di credito a favore delle aziende, ma chiedono anche il rientro immediato di tutti i crediti erogati nel tempo.

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(7. Gennaio 2011)

La persecuzione

La materie usate da Petroldragon per la produzione di olio combustibile, per la Legge Italiana passano improvvisamente dall’essere considerate materie seconde ad essere considerate rifiuti,
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come conseguenza l’azienda Petroldragon è improvvisamente deficitaria delle autorizzazioni per il trattamento dei rifiuti e pertanto fuorilegge; stessa cosa capita ai prodotti in uscita dal processo di lavorazione della Petroldragon, prima considerati olio combustibile, ora rifiuti, che sono la fonte di approvvigionamento di materia prima della raffineria Omar, pertanto anche quest’ultima è, dall’oggi al domani, mancante delle autorizzazioni per il trattamento dei rifiuti, quindi anch’essa fuorilegge. Ancora di più, visto che pure i prodotti in uscita dagli stabilimenti della Omar sono anch’essi rifiuti, dove prima erano prodotti finiti destinati al mercato e soggetti al regolare pagamento delle imposte relative all’ambito produttivo, allora anche tutti i clienti che da sempre compravano tali prodotti, si trovano ad avere nei propri stabilimenti o nei propri magazzini, non più prodotti finiti, ma rifiuti, per lo stoccaggio od il trattamento dei quali, anche per loro, è necessaria la relativa autorizzazione al trattamento, autorizzazione che, chiaramente, essi non hanno: anche tutti i clienti di Omar e Petroldragon sono fuorilegge.
Ed ecco che Petroldragon, Omar e tutti i clienti di queste ultime, vengono messi sotto sequestro. Il dissequestro, per le aziende dei clienti, avverrà solo in seguito al loro impegno a non acquistare più i prodotti derivati dalle lavorazioni degli impianti di Omar e Petroldragon.
Tutte le Banche e gli Istituti di Credito con cui gli stabilimenti di Andrea Rossi avevano da sempre lavorato, vista la palese valutazione negativa della situazione, chiudono tutti i rubinetti; questo, unito all’obbligo per i clienti di non acquistare più nulla dalle aziende, determina l’arresto totale ed immediato di ogni forma di alimentazione economica; sono infatti annullati sia tutti i fidi bancari, sia tutti gli ordini di produzione. La situazione amministrativa del gruppo è insostenibile. Il successivo arresto di Andrea Rossi, che dal carcere non potrà più fare nulla per tentare di salvare le proprie aziende, e l’enorme campagna mediatica che distrugge irrimediabilmente l’immagine sia di Andrea Rossi, sia degli stabilimenti Omar e Petroldragon, riescono in pochissimo tempo ad annullare il valore dei marchi di aziende che fino a poco tempo prima erano valutate circa 50 miliardi di lire (ed in espansione esponenziale) e che davano lavoro a 150 dipendenti.
Inutile descrivere lo stato psicologico di Andrea Rossi in questo momento: coperto di mandati di cattura, rinchiuso nelle patrie galere da dove ogni giorno guarda trasmissioni televisive che ridicolizzano la sua figura ed il frutto del lavoro di tanti anni, manifestazioni pubbliche contro i suoi impianti dove grandi quantità di materia prima pronta alla lavorazione per diventare olio combustibile e prodotti di consumo, diventano, ora che la capacità produttiva di Omar e Petroldragon è definitivamente annullata, cimiteri di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici.
Impossibile per l’Ing Andrea Rossi gridare al mondo che sì, i rifiuti ci sono e sono tanti, ma che non sono lì come il frutto di una truffa ai danni dell’ambiente e della comunità, come se fosse il risultato di uno stoccaggio selvaggio atto a speculare sul loro smaltimento simulato, ma sono lì in attesa di essere lavorati e trasformati, e sono tanti proprio perché tanta era la previsione produttiva per adeguarsi alla richiesta di prodotto da parte dei clienti, a conferma che lo stesso mercato aveva dato nel tempo un parere favorevole sulla qualità del lavoro svolto dagli stabilimenti e, soprattutto, a conferma del fatto che il mercato stesso era già riuscito a superare il pregiudizio inevitabilmente legato a questo “magico prodotto”, pregiudizio che con anni di lavoro, di umiliazioni e di sfide vinte, Andrea Rossi era riuscito ad abbattere.
Inutile la riflessione sul fatto che qualsiasi raffineria venisse chiusa, anche al giorno d’oggi, apparirebbe come un enorme contenitore di rifiuti tossici, proprio perché tali sarebbero le sostanze oggetto di lavorazione, se non raffinate e se non facenti parte di una catena produttiva. Persino il contenuto del serbatoio di un’automobile, se abbandonata, sarebbe pieno di rifiuti tossici, perché la benzina non farebbe più parte del processo produttivo atto al moto del mezzo stesso, ma sarebbe una sostanza non più utile a tale processo e, quindi, un rifiuto; in più tossico e pericoloso, per le caratteristiche chimiche insite nella benzina stessa.

Le materie usate da Petroldragon per la produzione di olio combustibile, per la Legge Italiana passano improvvisamente dall’essere considerate materie seconde a essere considerate rifiuti.

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(7. Gennaio 2011)