La capitolazione – fine di un sogno

Dopo quanto è successo, tutto è chiuso e sotto sequestro; le banche non solo si rifiutano, come è facilmente intuibile, di concedere qualsiasi forma di credito a favore delle aziende, ma chiedono anche il rientro immediato di tutti i crediti erogati nel tempo.
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I crediti concessi nel corso degli anni dalle banche sono serviti a finanziare le ricerche, gli esperimenti, la costruzione dei macchinari e degli impianti e sono, come facilmente calcolabile visto lo sviluppo esponenziale dell’attività lavorativa e della relativa ed inevitabile esigenza di fondi per finanziare tale espansione, di notevole entità.
La garanzia che l’Ing.Rossi ha portato alle banche fin dall’inizio, è costituita dal grande valore del capitale personale e da quello della propria famiglia, valutato, nell’insieme, in circa 50 miliardi di lire; tutte le proprietà messe a garanzia vengono espropriate e gestite dai curatori fallimentari.
La tragedia finanziaria colpisce, a cascata, tutte le aziende del Gruppo.
E’ la bancarotta!
L’Ing. Rossi verrà fuori da questa situazione completamente spogliato di ogni proprietà e privo di ogni fonte di sostentamento; nella pratica, rimarrà letteralmente senza una lira.
Comincia contestualmente la “mangiatoia” delle bonifiche: viene dato incarico ad aziende esterne il compito di valutare l’eventuale danno ambientale e di valutare il lavoro necessario ad eseguire le bonifiche.
Vengono censite migliaia di tonnellate di materiale, tra prodotti già raffinati e materie prime che Omar e Petroldragon avrebbero lavorato e commerciato con profitto, per le quali viene imposto uno smaltimento presso enti preposti allo scopo. Lo smaltimento viene appaltato nel giro di pochi giorni, cosa estremamente strana, date le lungaggini che generalmente contraddistinguono tali “affidamenti di lavori”; altra cosa estremamente strana, riguarda i costi di questi smaltimenti: la Omar e la Petroldragon pagavano, negli anni 90, per smaltire i rifiuti derivanti dalla propria lavorazione presso impianti di smaltimento regolarmente autorizzati, cifre attorno alle 400 lire per Kg; il costo raggiunto per gli smaltimenti degli stessi identici rifiuti, ovvero degli stessi che anche Omar e Petroldragon smaltivano, delle materie prime stoccate presso gli impianti e dei prodotti finiti, per i quali era stata comunque imposto lo smaltimento, nonostante la loro possibile commercializzazione, raggiunge cifre inaudite ed assolutamente fuori mercato, cifre con un valore medio di 1500 lire/kg.
Ognuno tragga le proprie deduzioni circa questa anomala differenza di prezzi tra quello che è la consuetudine e quello che è accaduto in questo specifico caso.
I tempi per l’assegnazione dei fondi necessari al pagamento di queste costosissime bonifiche, è anch’esso piuttosto anomalo, essendo tali fondi messi a disposizione nel giro di qualche giorno, dove in genere, anche a parità di “emergenza ecologica”, occorrono anni: evidentemente il piano di finanziamento necessario al recupero dei fondi necessari allo smaltimento, era già stato preparato da tempo, probabilmente da prima ancora dello svolgersi degli eventi che avevano portato l’Ing.Rossi in prigione. Anche su questo aspetto, ognuno tragga le deduzioni che preferisce.
Ancora ribadiamo la stranezza della concomitanza temporale tra la chiusura dell’attività di Andrea Rossi e l’inizio del traffico dei rifiuti da parte della camorra.
Tutto quanto precedentemente esposto, è stato ampiamente documentato e dimostrato nel corso dei processi a carico dell’Ing. Rossi.
Andrea Rossi subirà 56 processi che lo impegneranno per 17 anni e che lo costringeranno, vista la totale mancanza di beni ed averi (precedentemente stimata in circa 50 miliardi di lire), causa la bancarotta delle aziende, a riempirsi di debiti che tutt’oggi sta ancora pagando.
Di questi 56 processi, tutti quelli per i quali è stato incarcerato finiranno con un’assoluzione; di tutti i processi per motivazioni fiscali, derivati dalle bancarotte causate dalla chiusura della Omar e della Petroldragon, 5 finiscono con una condanna, che giustificherà i periodi di carcerazione preventiva sofferta per le accuse che hanno generato gli arresti. Tutti gli altri finiscono con assoluzioni e prescrizioni. Gli stessi clienti di Omar e Petroldragon, anche quelli che hanno subito sequestri e citazioni per danni per aver avuto rapporti professionali con le aziende di Rossi, testimoniano nei processi a favore dell’Ingegnere.
Tutta l’attività industriale, nonostante le assoluzioni e la dimostrazione della veridicità di quanto promesso dai metodi di produzione delle aziende, è comunque ormai inesorabilmente compromessa e nulla può essere più fatto per risanare la situazione.

Dopo quanto è successo, tutto è chiuso e sotto sequestro; le banche non solo si rifiutano, come è facilmente intuibile, di concedere qualsiasi forma di credito a favore delle aziende, ma chiedono anche il rientro immediato di tutti i crediti erogati nel tempo.

I crediti concessi nel corso degli anni dalle banche sono serviti a finanziare le ricerche, gli esperimenti, la costruzione dei macchinari e degli impianti e sono, come facilmente calcolabile visto lo sviluppo esponenziale dell’attività lavorativa e della relativa ed inevitabile esigenza di fondi per finanziare tale espansione, di notevole entità.

La garanzia che il dott. Rossi ha portato alle banche fin dall’inizio, è costituita dal grande valore del suo capitale personale e di quello della propria famiglia, valutato, nell’insieme, in circa 50 miliardi di lire; tutte le proprietà messe a garanzia vengono espropriate e gestite dai curatori fallimentari.

La tragedia finanziaria colpisce, a cascata, tutte le aziende del Gruppo.

È la bancarotta!

Andrea Rossi verrà fuori da questa situazione completamente spogliato di ogni proprietà e privo di ogni fonte di sostentamento; nella pratica, rimarrà letteralmente senza una lira.

Comincia contestualmente la mangiatoia” delle bonifiche: ad aziende esterne viene affidato il compito di valutare l’eventuale danno ambientale e di valutare il lavoro necessario a eseguire le bonifiche.

Vengono censite migliaia di tonnellate di materiale, tra prodotti già raffinati e materie prime che Omar e Petroldragon avrebbero lavorato e commerciato con profitto, per i quali viene imposto uno smaltimento presso enti preposti allo scopo. Lo smaltimento viene appaltato nel giro di pochi giorni, cosa estremamente strana, date le lungaggini che generalmente contraddistinguono tali affidamenti di lavori; l’altra cosa estremamente strana riguarda i costi di questi smaltimenti: negli anni 90, la Omar e la Petroldragon pagavano, per smaltire i rifiuti derivanti dalla propria lavorazione presso impianti di smaltimento regolarmente autorizzati, cifre attorno alle 400 lire per Kg; il costo raggiunto per gli smaltimenti degli stessi identici rifiuti, ovvero degli stessi che anche Omar e Petroldragon smaltivano, delle materie prime stoccate presso gli impianti e dei prodotti finiti – per i quali era stata comunque imposto lo smaltimento, nonostante la loro possibile commercializzazione – raggiunge cifre inaudite ed assolutamente fuori mercato, cifre con un valore medio di 1500 lire/kg.

Ognuno tragga le proprie deduzioni circa questa anomala differenza di prezzi tra quello che è la consuetudine e quello che è accaduto in questo specifico caso.

I tempi per l’assegnazione dei fondi necessari al pagamento di queste costosissime bonifiche è anch’esso piuttosto anomalo, essendo tali fondi stati messi a disposizione nel giro di qualche giorno, dove in genere, anche a parità di emergenza ecologica”, occorrono anni: evidentemente il piano di finanziamento necessario al recupero dei fondi necessari allo smaltimento era già stato preparato da tempo, probabilmente da prima ancora dello svolgersi degli eventi che avevano portato Rossi in prigione. Anche su questo aspetto, ognuno tragga le deduzioni che preferisce.

Ancora ribadiamo la stranezza della concomitanza temporale tra la chiusura dell’attività di Andrea Rossi e l’inizio del traffico dei rifiuti da parte della camorra.

Tutto quanto precedentemente esposto, è stato ampiamente documentato e dimostrato nel corso dei processi a carico di Rossi.

Andrea Rossi subirà 56 processi che lo impegneranno per 17 anni e che lo costringeranno, causa la bancarotta delle aziende e vista la totale mancanza di beni ed averi (precedentemente stimata appunto in circa 50 miliardi di lire), a riempirsi di debiti che tutt’oggi sta ancora pagando.

Di questi 56 processi, tutti quelli per i quali è stato incarcerato finiranno con un’assoluzione; di tutti i processi per motivazioni fiscali, derivati dalle bancarotte causate dalla chiusura della Omar e della Petroldragon, 5 finiscono con una condanna, che giustificherà i periodi di carcerazione preventiva sofferta per le accuse che hanno generato gli arresti. Tutti gli altri finiscono con assoluzioni e prescrizioni. Gli stessi clienti di Omar e Petroldragon, anche quelli che hanno subito sequestri e citazioni per danni per aver avuto rapporti professionali con le aziende di Rossi, testimoniano nei processi a suo favore.

Tutta l’attività industriale, nonostante le assoluzioni e la dimostrazione della veridicità di quanto promesso dai metodi di produzione delle aziende, è comunque ormai inesorabilmente compromessa e nulla può essere più fatto per risanare la situazione.